Le carceri non sono Grand Hotel

Le carceri non sono Grand Hotel

Le carceri non sono Grand Hotel. Non lo sono mai state: non lo erano ai tempi di Cesare Beccaria, non lo erano ai tempi di Castelli Ministro di Giustizia (sigh!), non lo sono ancor di più oggi, quando il sovraffollamento sta facendo scoppiare le carceri italiane. Non basta un televisore in una cella progettata per due persone che ne ospita 4, 5 o forse 6 ad aumentare le “stelle” della struttura. Soprattutto se sempre più spesso in carcere nel nostro paese ci finiscono gli ultimi, i poveracci, come se la detenzione fosse utilizzata come una sorta di discarica sociale.

Leggi criminogene, come la Fini-Giovanardi sulle droghe che incarcera anche i semplici consumatori o la Bossi-Fini sull’immigrazione generano decine di migliaia di ingressi ogni anno, senza che vi siano reali offese alla sicurezza dei cittadini. Il carcere in un sistema penale equilibrato dovrebbe essere riservato ai criminali realmente pericolosi per la società: gli altri dovrebbero poter scontare la propria pena con percorsi alternativi alla carcerazione, che peraltro come testimoniano i numeri, sono molto più efficaci nell’abbassare la percentuali di recidività e garantire il pieno recupero nella società. Ma altre leggi nate sotto l’”emergenza securitaria” dell’ultimo decennio, come per quel che riguarda proprio la recidiva, impediscono di attuare con efficacia il principio della risocializzazione del condannato che la nostra Costituzione pone come cardine della pena.

La soluzione non è certo costruire nuove carceri, o ingrandire gli attuali costruendo nei pochi spazi liberi all’interno del recinto, come si sta facendo per quello di Ferrara. Come scrive il Garante dei Diritti dei Detenuti di Ferrara “l’ampliamento del carcere di Ferrara, così come è stato pensato riduce, non amplia gli spazi utilizzabili”, facendo gravare il raddoppio della capienza “regolamentare” sulla perdita di molti spazi comuni in cui sono concentrate le attività sociali e lavorative dei detenuti (a partire dagli spazi aperti, ad esempio gli orti).

La strada maestra è nel breve un decreto legge contro il sovraffollamento delle carceri, che cancelli subito le norme della legge sulle droghe che incarcerano per fatti di lieve entità e impediscono l’uscita dei tossicodipendenti. Le altre richieste al Parlamento e all’Amministrazione Penitenziaria sono le seguenti: approvazione della legge sull’introduzione del reato di tortura, approvazione della legge sull’affettività in carcere, approvazione dell’istituzione della figura del Garante nazionale dei diritti dei detenuti, applicazione integrale del Regolamento del 2000 per assicurare condizioni di vita dignitose.

Per questo oggi digiuno, aderendo alla mobilitazione nazionale promossa da Franco Corleone che ieri ha lanciato con una lettera aperta un appello al Governo sottoscritto fra gli altri da Don Andrea Gallo, Don Armando Zappolini, Patrizio Gonnella, Giorgio Bignami, Stefano Anastasia, Luigi Manconi, Mauro Palma, Luca Zevi, molti Garanti dei detenuti e numerosi operatori del settore.

Leonardo Fiorentini
co-portavoce di Ecologisti e Reti Civiche – Verdi europei di Ferrara