Continua la mobilitazione sulle tre leggi di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di Tortura, per la salvaguardia dei diritti umani in Carcere e per una completa riforma della legge Fini Giovanardi sulle droghe. La prima giornata nazionale di raccolta firme del 9 aprile ha visto oltre diecimila persone fare pazientemente la fila ai banchetti davanti ai tribunali; il 9 maggio si replica davanti alle Università italiane.
I promotori hanno così voluto venire incontro alle migliaia di giovani che con entusiasmo si sono recati a firmare le proposte di legge, a volte facendo chilometri. Come ricordano i promotori, queste leggi “nei fatti costituiscono un vero e proprio programma di governo per ripristinare la legalità nel nostro sistema penale e penitenziario”. Non è solo la riforma della legge sulle droghe, con la completa depenalizzazione del consumo e la non punibilità della coltivazione di cannabis, a mobilitare le nuove generazioni. Le norme sul reato di Tortura detengono sinora il primato delle adesioni con quasi 15.000 firme: segno che il G8 di Genova e i casi Aldrovandi, Cucchi, Uva (e purtroppo tanti altri) sono ferite ancora aperte nella società; e segno che forse i giovani italiani, su cui spesso si scaglia la repressione di Stato, sono più sensibili al tema della salvaguardia dei diritti umani di quanto non lo siano i loro rappresentanti in Parlamento. L’introduzione del reato di tortura è prevista da una convenzione internazionale ratificata dal nostro paese. Tuttavia, l’iniziativa è finora naufragata di fronte a interessi corporativi delle forze dell’ordine e per la pavidità delle forze politiche, succubi della deriva giustizialista degli ultimi vent’anni.
Il carcere è sempre più un buco nero in cui annegano i principi costituzionali e in cui trionfa l’illegalità. Il neo premier Letta ha denunciato l’insostenibilità della situazione e la ministra Cancellieri ha dichiarato che il sovraffollamento delle carceri è una priorità. Da molto tempo le grida di allarme si sprecano, ma rischiano di ridursi a pura retorica se non si affrontano le cause di fondo che alimentano la bulimia carceraria. Le tre leggi sono l’unica risposta, coerente.
Ci auguriamo che, sotto l’onda dell’entusiasmo popolare, si crei in Parlamento un nuovo e inedito “fronte dei diritti” che sappia scardinare il processo di autoreferenzialità e di involuzione democratica degli ultimi anni: forse il vasto salto generazionale farà il miracolo.
D’altronde, nella prima repubblica, pur in presenza di governi con egemonia della Dc furono approvate le leggi sul divorzio e sull’aborto.
Con questa speranza e con la semplice e rivoluzionaria convinzione di fare la cosa giusta, invito tutti a recarsi oggi a firmare, dalle 9 alle 14, davanti alle università di Bari, Campobasso, Roma, Bologna, Ferrara, Napoli, Milano, Parma, Pescara, Modena, Torino, Trento, Padova, Cassino, Reggio Emilia, Lecce e tante altre città ancora. Le indicazioni per trovare i banchetti presso cui firmare con l’indirizzo dell’ateneo e l’elenco dei comuni nei quali si può firmare, si possono trovare sul sito www.3leggi.it e sulla pagina facebook.com/3leggi.
Articolo per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 9 maggio 2013.
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